COORDINAMENTO SCUOLA LOMBARDIA 3 OTTOBRE
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LETTERA ALLE COLLEGHE E AI COLLEGHI PRECARI

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Messaggio  giuspala Lun Nov 17, 2008 10:04 pm

Cara collega precaria, caro collega precario,

la cosiddetta “riforma della scuola” che porta il nome della ministro Gelmini ma che dietro ha la mano e la mente dell'onorevole Tremonti titolare del dicastero dell'Economia, infligge un duro colpo al sistema scolastico italiano e di conseguenza ai migliaia di docenti precari.
IL GOVERNO HA TAGLIATO 8 MILIARDI DI FONDI PER LA SCUOLA PUBBLICA. Solo nelle scuole medie e superiori verranno cancellati tra il personale docente 27.600 posti di lavoro. DOBBIAMO IMPEDIRE TUTTO QUESTO.

Nonostante la massiccia adesione allo sciopero della scuola del 30 novembre, le due grandi manifestazioni di Roma e Milano e le centinaia di iniziative di protesta in giro per l’Italia il Decreto 137 è diventato legge e, per quanto riguarda i tagli nella scuola pubblica, nessun passo indietro è stato fatto da questo governo. I riflettori sembrano essersi spento e anche sui mezzi di comunicazione l'attenzione si è spostata quasi esclusivamente sulla riforma dell'Università. Tuttavia la battaglia non può dirsi conclusa: i regolamenti attuativi che rendono effettivi i tagli e il disegno di legge Aprea che trasforma le scuole statali in fondazioni private, non sono ancora stati discussi e rimane il lavoro quotidiano, a volte silenzioso, di sensibilizzazione svolto dentro e fuori le scuole per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema, dei per fortuna molti che ancora non accettano di rientrare a una normalità da “uomo morto che cammina” nei propri luoghi di lavoro. Sicuramente ci sentiamo impotenti di fronte a questo provvedimento che ci vede coinvolti tutti in prima persona ma non possiamo rimanere immobili e farci prendere dallo sconforto! Ancora possiamo e dobbiamo dire la nostra, è un fatto di dignità e riconoscimento dei nostri diritti e non solo. Ognuno di noi ha attraversato, infatti, un lungo momento di formazione e chi più chi meno ha alle spalle anni di precariato mettendo, nonostante questo, impegno, forza e passione nel proprio lavoro quotidiano.

Cosa possiamo fare arrivati a questo punto?
Innanzitutto prendere coscienza che dal prossimo anno scolastico ognuno di noi rischierà di rimanere a casa e non lavorare! Sarà una vera e propria macelleria sociale. Un taglio silenzioso per il Paese, poiché solo gli addetti ai lavori (docenti, genitori e studenti) se ne renderanno conto, ma rumoroso e doloroso per tutti coloro che ci finiranno sotto!
La logica del “tanto a me non tocca” o “l'anno prossimo si vedrà” non porta da nessuna parte e spegne quel minimo di speranza che rimane di cambiare le cose. Fra l'altro, fonti accreditate dei sindacati affermano che in assenza dei regolamenti attutivi il taglio potrebbe essere compiuto in maniera irrazionale e senza una precisa programmazione. Insomma usando un termine “terra terra”, “sparando nel mucchio”!
Ti chiediamo per questo un impegno ancora più forte ed una presa di coscienza sul problema che tocca tutti i precari: SIAMO TUTTI COINVOLTI. NESSUNO ESCLUSO

Ci sono varie forme di impegno a cui ognuno è invitato a dare il proprio contributo. Oggi in tantissime scuole medie e superiori d’Italia sono sorti comitati di lotta di studenti, insegnanti, genitori e ATA che dicono NO AI TAGLI, NO ALLA PRECARIETA’, NO ALLE CLASSI-PONTE PER STRANIERI, NO ALLA MANO DI CONFINDUSTRIA SULLA SCUOLA STATALE. PIU’ RISORSE ALLE SCUOLE PUBBLICHE, MENO SOLDI ALLE PRIVATE. Siamo ancora all’inizio e molto c’è ancora da fare. Creare sempre più comitati nelle scuole, coordinare le forme di protesta a livello cittadino e nazionale e lottare insieme per bloccare i regolamenti attuativi sui tagli, per l’abrogazione totale delle leggi 133 e 137 e per un’auto riforma della scuola statale che parta dal basso.
A Milano si è costituito da più di un mese un Coordinamento dei lavoratori della scuola della Lombaria (medie e superiori) che in forma autonoma rispetto ai sindacati ed ai partiti, senza precludersi con questi collaborazioni di vario tipo, cerca di portare avanti la battaglia anche ora che i riflettori mediatici si sono relativamente sopiti.
Ti chiediamo di aderire o quanto meno di interessarti maggiormente e con più forza e passione al problema promuovendo nella tua scuola dibattiti, discussioni, e sensibilizzazioni con tutti i soggetti coinvolti (Rsu, colleghi, studenti, e altri soggetti) nella riforma e sulle gravi conseguenze che questa porterà sulla vita di tante famiglie e di tanti giovani. Tenersi in contatto e uniti e formare una rete è l'unica possibilità che abbiamo per credere in una Scuola migliore e soprattutto per salvaguardare il nostro futuro!
Ti chiediamo formalmente di aderire al coordinamento iscrivendoti alla mailing list PScoordinamento@googlegroups.com
e partecipando al forum del Coordinamento:

Molte sono le iniziative che si possono costruire insieme anche fuori dalla scuola. Serve, però, per fare questo, l'impegno di tutti e quindi anche il tuo!


Coordinamento dei lavoratori della scuola della Lombardia “3 ottobre”

giuspala
Ospite


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LETTERA ALLE COLLEGHE E AI COLLEGHI PRECARI Empty PER CHI RESTA ANCORA ALLA FINESTRA

Messaggio  giuspala Lun Nov 17, 2008 10:08 pm

PER CHI RESTA ANCORA ALLA FINESTRA
ovvero la serenata degli utili-idioti


Nelle scuola italiana molti insegnanti non si sono ancora resi conto di quanto sta per capitare loro. Alcuni continuano a cullarsi in un impotente fatalismo, altri delegano a terzi le sorti del proprio personale futuro lavorativo (= “Armiamoci e partite”), i “migliori” tra questi sprecano le proprie limitate energie nel contattare le redazioni dei giornali ed elemosinando spazi televisivi dove – si augurano i docenti – si possa parlare dei problemi che li affliggono. Salvo constatare che questa o quella trasmissione se ne fregano bellamente di loro e si guardano bene dall’affrontare il tema dei temi, il cui titolo è più o meno questo: lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana da parte dello Stato. Di questo fenomeno aberrante, unico al mondo, se ne disinteressano i sindacati, i dirigenti scolastici, i professori di ruolo. Ma ciò che è peggio sembrano disinteressarsene, in gran parte, gli stessi docenti precari, divisi da interessi contrapposti legati ora al doppio punteggio di montagna, ora alla Ssis, ora ai corsi di formazione farsa, ora al passaggio di cattedra da una disciplina all’altra o dal sostegno su materia comune, ora a funzioni e progetti extra-curriculari.
Ci si aspetterebbe di vederli sulle barricate, peraltro innalzate da altri, spesso da studenti che sventolano per loro bandiere a che anche per loro scendono in piazza. E invece, la nostra cara professoressa precaria e il nostro caro professore precario se ne stanno alla finestra, continuano a fare lezione tranquillamente, rincorrendo programmi e verifiche e intanto lamentandosi di quanto è cattivo il governo Berlusconi-Tremonti-Gelmini.

Decisamente questo non è un paese per giovani (anche se nella scuola ci sono precari che superano abbondantemente la cinquantina) ma… continuando di questo passo, neanche i vecchi (nel senso di anzianità di servizio e/o caratterizzati da quell’ormai vetusto e quasi in disuso istituto giuridico chiamato contratto di lavoro a tempo indeterminato), se la passeranno bene: classi sovraffollate, perdita di cattedre perché considerate in esubero, docenti giramondo fra varie scuole dove ancora c’è posto, niente più compresenze e sperimentazioni, alcuni ad insegnare altre materie o addirittura a fare un altro lavoro, un consiglio di amministrazione al posto del Preside e, come se non bastasse, gli spioni di Brunetta a fare le pulci ad ogni assenza o apparente “buco” lavorativo. Tuttavia, la maggior parte dei docenti di ruolo continuano, quasi senza scossoni, a seguire il loro tranquillo tran tran lavorativo ed esistenziale, il massimo che si concedono è qualche commento con i colleghi sulla Riforma in sala professori e lo sciopero solo quando glielo dice il loro sindacato.

Sia chiaro il precariato nella Scuola statale c’è sempre stato e, nonostante la Legge 133 e il Decreto Gelmini, l’anno prossimo non tutti i precari saranno licenziati. Innanzitutto in caso di mancato rinnovo di contratto a tempo determinato non si può parlare di licenziamento, ma soprattutto una parte di quei lavoratori precari serviranno sempre alla scuola. Solo che tramonta inesorabilmente per tutti l’aspettativa di essere assunti in ruolo che è come dire che lo sfruttamento del lavoro sarà ancora più intenso. Il corpo docente risulterà, quindi, più di ora spaccato in due: da un lato l’esercito di riserva degli insegnanti precari, con meno diritti e ancor più ricattabile e più remissivo, dall’altro gli insegnanti di ruolo sempre più spremuti e sorvegliati, calpestati nella loro dignità umana e professionale, conquistata negli anni, tutto questo con buona pace della tradizionale autonomia della docenza. Per chi ci governa insomma, TUTTI DEGLI UTILI IDIOTI.

I benpensanti che sparano a zero contro l’assunzione dei precari (in genere dalle colonne di giornali finanziati dalle tasse dei contribuenti, ciò da noi stessi vittime dei loro spari) non arrivano al punto di volerne l’allontanamento definitivo dalle scuole. Non se ne priverebbero mai completamente, infatti, e si guardano bene dal chiedere che la scuola faccia affidamento solo sul personale di ruolo, anche dopo averlo spremuto a dovere. Pretendono solo che gli insegnanti precari restino a vita senza un contratto che dia dignità e serenità al loro lavoro. Il precariato scolastico italiano è una vergogna nazionale che riguarda tutti. Il dato più desolante della vicenda oltre che quello più inspiegabile è il fatto che la maggioranza dei precari della scuola resti invisibile, quasi indifferente (così come gran parte dei docenti di ruolo) - anche quando le prime pagine si occupano di tagli al personale e di scuola, anche quando il loro progetto di vita a medio termine all’interno della Scuola statale è deformato o messo in serio pericolo, anche quando intorno esplode la giusta protesta studentesca attraverso oceaniche manifestazioni e occupazioni di istituti scolastici e atenei e anche quando chiedono loro una mano quei pochi docenti “volenterosi” che, singolarmente o all’interno di comitati e coordinamenti, si battono contro queste politiche omicide sulla scuola e per il futuro di tutti. Quando manca la coscienza di classe (è il caso di dirlo) ognuno ottiene quello che si merita.

La questione non è meramente sindacale (anche se in questo momento è urgente fare richieste e pressioni sui sindacati affinché si occupino in maniera decisa e definitiva del problema) e non è politica in senso stretto (nel senso che la politica istituzionale “più amica” dovrebbe occuparsene).
La questione è al contempo politica-sindacale-culturale e interessa anche l’impegno personale e collettivo di ognuno, senza aspettare che decisioni migliori ci cadano dall’alto. E’ arrivato il momento per tutti, senza distinzione di età, di sesso e di condizione lavorativa e contrattuale, di uscire dalla propria mera sfera privata (famiglia, casa, abitudini, paure, piccoli opportunismi) per farsi invadere dall’Onda e finalmente reagire, perché altrimenti ciò che è fuori, ciò che ci riguarda ci invaderà comunque ma, questa volta, come un’Orda distruttrice di certezze, progetti e sogni. Come dicono i nostri studenti, sarà lunga, sarà dura ma “è solo l’inizio”.

Un insegnante precario. Uno fra i tanti

giuspala
Ospite


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